dinsdag 30 augustus 2011

Letture facili: Su e giú per l' Italia:

13. CAMPANIA (livello A2.2/B1.1)

Il Natale a Napoli vuol dire presepe

Il legame tra la tradizione del presepe e Napoli è cosi esclusivo che il termine “presepe napoletano” indica ormai una realtà a se. Esiste persino la Via del Presepe: Via San Gregorio Armeno.

La Via del presepe, Via San Gregorio Armeno a Napoli è una stradina speciale, perché in questa via sembra Natale ogni giorno dell’anno. Da gennaio a dicembre, infatti, le botteghe dei maestri artigiani espongono qui tutto ciò che serve per realizzare un bellissimo presepe: dalle statuine classiche, agli accessori per creare il presepe animato, dalle caricature dei personaggi famosi, Totò e Maradona, Berlusconi, Lady Diana in testa, alle statue di pastore dalle dimensioni minuscole.

Un’arte antica, quella del presepe napoletano. È stato, però, il re spagnolo Carlo III di Borbone, tra la seconda metà del Settecento e la prima metà dell’Ottocento a introdurre il presepe nella società napoletana dell’epoca.
Per il presepe del Palazzo Reale, la regina Amalia cuciva personalmente i vestiti in raso e seta per i vari personaggi. Ben presto tutti i nobili facevano a gara per realizzare presepi sempre più belli e andavano a caccia dei figurinai più virtuosi e rinomati della città.

L’attività del figurinaio, il creatore di statuine, era apprezzata anche dal popolo, che affiancava alle figure della tradizione, Santa Famiglia, magi, pastori e figuranti dei mestieri, anche statuine che esprimevano la loro critica per la società.

Tradizione, che continua anche ai giorni nostri.
Infatti, i maestri artigiani realizzano spesso caricature di personaggi famosi, politici, attori, cantanti ecc. sia del passato che del presente ed è persino possibile ordinare una figurina con il proprio ritratto.
Entrare a far parte dei personaggi del presepe napoletano è una meta ambitissima per i personaggi dello spettacolo, della politica e dello sport.
La lavorazione delle statuine e le figurine è completamente manuale e vengono impiegati unicamente materiali preziosi.

Molte persone collezionano le statuine napoletane e tra i più accaniti collezionisti troviamo Donatella Versace e Stefano Gabbana (di Dolce & Gabbana).

Quanto costa una statuina? Un re magio di buona fattura può arrivare a 600 euro, mentre una gran dama orientale parte dai 200 e può arrivare ai 1000 euro.

Se vi trovate a Napoli, non dimenticatevi di fare un salto alla Via del Presepe, ma attenzione perché nei giorni di Natale è una vera impresa, perché si viene trascinati da una grande folla di turisti provenienti da tutta l’ Italia alla ricerca della figurina più originale da mettere nel proprio presepe.

I maestri del presepe più famosi:
F.lli Capuana Via San Gregorio Armeno 50 Napoli Ferrigno Via San Gregorio Armeno 10 Napoli

presepekerststal
legamebinding
una realtà a seeen op zichzelf staande realiteit
persinozelfs
espongono (esporre)tentoonstellen
statuine (statua)beeldjes
presepe animatobewegende /levende kerststal
in testaop de eerste plaats/voorop
pastoreherder
dell’epocavan die tijd
cuciva (cucire)naaien
rasosatijn
setazijde
facevano a gara (fare a gara)een wedstrijd ervan maken
andavano a caccia( andare a caccia)op jacht gaan
figurinai (figurinaio)poppetjesmaker
rinomatibekend/beroemd
affiancava (affiancare)er naast zetten
magiWijzen uit het Oosten
figuranti dei mestieri poppetjes met (verschillende) beroepen
figurinapoppetje/beeldjes
proprio ritrattoeigen beeltenis
meta ambitissimafelbegeerd doel
manualemet de hand
impiegati (impiegare)gebruiken/verwerken
preziosi (prezioso)kostbaar
collezionano (collezionare)verzamelen
accaniti (accanito)verwoed
re magioKoning uit het Oosten
buona fatturagoede makelij/vervaardiging/mooi gemaakt
fare un saltolangs gaan/bezoek brengen
impresaonderneming
trascinati (trascinare)meesleuren
follamenigte
provenienti (provenire)afkomstig
alla ricercaop zoek
proprioeigen

maandag 29 augustus 2011

Letture facili: Su e giú per l' Italia:

12. LAZIO (livello A2.2/B1.1)

I Giardini di Bomarzo:Bosco Sacro “ o “Parco dei Mostri” o “Parco delle Meraviglie”?

“Voi che entrate qui, considerate ciò che vedete e poi ditemi se tante meraviglie sono fatte per l’inganno o per l’arte.”

(Iscrizione su una sfinge all’entrata del parco)

Ci si sorprende continuamente che non tutti conoscano i giardini di Bomarzo, a soli pochi chilometri dall’autostrada del Sole, fra Firenze e Roma e vicino a Viterbo. Persino in Italia, molte persone non ne hanno mai sentito parlare.
Il Parco è stato progettato nel 1552 dall’architetto Pirro Logorio (architetto, che ha completato la costruzione del San Pietro dopo la morte di Michangelo) su commissione del Principe Pier Francesco Orsini, detto Vicino, rotto per la morte della moglie Giulia Farnese.
Il parco sorge infatti, accanto al tempietto dedicato a Giulia Farnese e pare che il Principe desiderava creare un’attrazione bizzarra e insolita “sol per sfogare il core” cioè “ per dare respiro al suo cuore” oltre a voler stupire gli ospiti.

Lungo i tanti e curati sentieri che percorrono il parco, ci si imbatte in raffigurazioni enormi, spaventose e bizzarre di animali e figure mitologiche. Queste insolite creazioni, opere di diversi artisti, non hanno un nesso logico che le lega, bensì sono state create assecondando gli spunti offerte dalle forme grezze dei massi sparsi nel parco. Quindi, può capitare di imbattersi in un gigante colossale che trattiene per le gambe una persona, o in una tartaruga gigantesca sormontata da una figura musicale; proseguendo si possono ammirare la casetta pendente, una maschera demoniaca, un elefante in battaglia, un drago che lotta contro un cane e un leone e molte altre sculture ancora.

Dopo la morte del Principe il parco è caduto in stato di abbandono e per oltre trecento anni quelle meraviglie sono state trascurate e coperte da erba e erbacce.
Nel 1938 il pittore spagnolo Salvador Dalì riscopre il parco dedicando in seguito uno dei suoi più famosi quadri al Parco dei Mostri di Bomarzo e nel 1954 il Sig. Giovanni Bettini acquista il parco, lo restaura e lo gestisce con amorevole cura.

Nel corso degli anni molti artisti si sono fatti ispirare dal Parco delle Meraviglie di Bomarzo. Oltre a Salvador Dalì, diversi altri pittori hanno usato i Mostri del parco nei loro quadri, come per esempio i pittori olandese Carel Wilmink, Christiaan de Moor e Gerti Bierenbroodspot. E naturalmente la scrittrice olandese Hella Haasse, che nel 1968 ha dedicato tutto un libro al parco con: “ I giardini di Bomarzo” (De tuinen van Bomarzo)

Oggi il parco è aperto al pubblico e ieri come oggi, i visitatori del parco sono scioccati per la dimensione gigantesca delle sculture, perché sono dei veri giganti e la natura sembra piccola e insignificante ed il visitatore viene disorientato da questa sproporzione. Non può credere ai propri occhi. È finto e terribile allo stesso tempo. E tutti si chiedono quale motivo aveva spinto il Principe Orsini a creare questo parco. Forse aveva soltanto voluto giocare con i suoi ospiti. Dove finisce l’inganno e dove comincia l’arte?
O forse l’arte e l’inganno sono la stessa cosa?

Ognuno ha una sua particolare reazione verso i mostri e la loro abitazione. Uomini e donne, giovani e vecchi, tutti reagiscono in maniera differente. Ma per ognuno è un’esperienza unica e sempre piacevole.

Ma allora come chiamarlo: Bosco Sacro (il nome voluto dal Principe), Parco dei Mostri (nome dato dagli abitanti di Bomarzo) o Parco delle Meraviglie (nome dato dal Sig. Pettini)?
Visitatelo e poi giudicate voi stessi!

Verklarende woordenlijst



Ingannobedrog
Sfingesfinx
Persinozelfs
Su commissione diin opdracht van
Dettobijgenaamd
Rotto (rompere)gebroken
Sorge (sorgere)verrijst
Tempiettotempeltje
Insolitoongewoon
Sfogarelucht geven aan
Core= cuorehart
Stupireverbazen
Sentieropad
Imbattersistuiten op /tegenkomen
Spaventosoangstaanjagend
Operawerk
Nessoverband
Bensìmaar juist
assecondandovolgend
Spuntohet geïnspireerd worden/aanknopingspunt
Grezzoruw/onbewerkt
Massorotsblok
Sparsoverspreid
Capitaregebeuren
Imbattersi stuiten op
Trattenerevasthouden
Tartarugaschildpad
Sormontatomet daar boven op (beklommen door)
Pendentehellend
Demoniacoduivels
Battagliastrijd
Lottarevechten
Stato di abbandonostaat van verval
Trascurareverwaarlozen
Erbacceonkruid
Pittoreschilder
riscoprireherontdekken
Quadroschilderij
Gestirebeheren
Scioccatogechoqueerd
Sproporzionewanverhouding
Fintonamaak/nep
Spinto (spingere)gedreven
Ingannobedrog

zaterdag 27 augustus 2011

Letture facili: Su e giú per l' Italia:

11. UMBRIA (livello A2.2/B1.1)

Deruta e le sue famose maioliche

Già nel medioevo Deruta, cittadina dalle origini molto antiche, situata a 15 km a sud di Perugia, era famosa per la produzione di terrecotte decorate di straordinaria bellezza che nessuno riusciva ad uguagliare.
Cinque secoli più tardi, Deruta seguita a produrre preziose maioliche ricalcando modelli antichissimi e tecniche segrete, come quelle del lustro dorato e del lustro metallico dai riflessi particolarissimi.

Le ricerche storiche che da tempo vengono effettuate sulle origini e sulla storia della ceramica derutese, hanno evidenziato testimonianze di importanti produzioni di mattoni e terrecotte in tempi remoti, non solo a Deruta, ma anche in centri vicini come Marsciano, Todi e Torgiano.
Il più antico documento riguardante la ceramica derutese, finora conosciuto, è del 30 marzo 1277 ed è relativo alla produzione di mattoni per il Comune di Perugia.
Dallo stesso periodo ci sono numerosi documenti che testimoniano che in quell'epoca era usanza pagare le tasse con forniture di vasellame e che la produzione, quindi, doveva già trovarsi in uno stadio evoluto. Sono stati ritrovati molti reperti soprattutto negli scarichi di antiche fornaci. Si tratta in genere di oggetti d'uso, quali catini, scodelle, boccali e piatti.

Il periodo più ricco è stato senza dubbio il sedicesimo secolo quando gli artigiani di Deruta partecipavano al clima della rivoluzione artistica e culturale del Rinascimento. È proprio in questo periodo che diviene popolare il famoso decoro raffaellesco, un'imitazione degli affreschi di una Loggia del Vaticano eseguiti da Raffaello: una fantasiosa composizione di piante, animali e uomini.

Dalla fine del diciassettesimo secolo e fino al diciannovesimo secolo, Deruta risente della generale crisi politica ed economica ed è soltanto dalla seconda metà del diciannovesimo secolo che rifiorisce l'interesse per la maiolica "rinascimentale" per continuare fino ai giorni nostri.

Oggi, lungo la strada principale della parte nuova della cittadina c'è un incredibile 'museo aperto', dove il visitatore ha la possibilità di comprare splendidi oggetti in ceramica, come vasi, piatti, tavoli decorati, ecc. oppure di ammirare gli artigiani al lavoro. Una fornace cinquecentesca può essere visitata nei pressi di porta San Michele Arcangelo. Fantastico il Museo della ceramica, che conserva preziosi oggetti eseguiti dal periodo arcaico fino ad oggi.

Una singolare documentazione della ceramica derutese è custodita nella Chiesa della Madonna dei Bagni a sud di Deruta lungo la E-45. Tutte le pareti del piccolo tempio sono coperte di ex voto in ceramica collocati dai fedeli a partire dalla seconda metà del seicento fino ai giorni nostri.

E se desiderate imparare l'arte della ceramica derutese, potrete iscrivervi all'Istituto Statale d'Arte per la Ceramica per seguire dei corsi molto interessanti con maestri famosissimi.

Verklarende woordenlijst



uguagliareevenaren
seguitarevoortzetten
ricalcaregetrouw weergeven
lustro doratogoudglans
lustro metallicometaalglans
effettuareuitvoeren
evidenziareaantonen
mattonibakstenen
tempi remotilang vervlogen tijden / lang geleden
stadio evolutoontwikkeld stadium
pagare le tassebelasting betalen
vasellameserviesgoed
repertivondsten
scarichiafvalplaatsen
fornaciovens
catinibakjes / teiltjes
scodellekommen / schaaltjes
boccalikannen
divenireworden
decoro raffaellescoRaffaelachtige decoratie
risentire dite lijden hebben onder
riffiorireopbloeien
una fornace cinquecentescaeen 16e eeuws oven
nei pressiin de buurt van
custodirebewaren
paretimuren
collocareplaatsen / ophangen
fedeligelovigen
seicento17e eeuw

Letture facili: Su e giú per l' Italia:

10 TOSCANA (livello A2.2/B1.1)

L' enigma della " Spada nella roccia"

"Da Re Artù a San Galgano: due storie tra leggenda e religione"

Vicino alla città di Siena in Toscana esiste un luogo che ha qualcosa di veramente 'magico'. A Montesiepi esiste una spada conficcata in una roccia che emerge dal terreno e che ricorda la leggenda di Re Artù e del mito del Graal. La spada è appartenuta a San Galgano, un soldato diventato eremita e che abitava in questi luoghi in cui si respira un'atmosfera 'celtica'.

La leggenda di Re Artù è conosciuta ai quattro angoli della terra. Chi non ha sentito parlare almeno una volta nella vita della 'Spada nella Roccia', dei Cavalieri della Tavola Rotonda, di Artù, di Ginevra, di Lancilotto e del Mago Merlino; questa saga medievale in cui Re Artù riesce a divellere la magica spada conficcata in una roccia, con la quale in seguito diventa un re quasi invincibile?

La leggenda toscana, molto meno conosciuta, narra invece del nobile e prepotente Galgano Guidotti, il quale, dopo aver avuto due visioni dell'Arcangelo Michele, decide di abbandonare la sua vita dissennata e violenta e di ritirarsi a vita eremitica. Come segno di rinuncia alla vita trascorsa fino a quel momento, conficca la sua spada in una roccia, per poterne adorare l'elsa come croce di Cristo. Muore all'età di 33 anni il 3 dicembre 1181 ed è proclamato Santo nel 1185 da Papa Urbano III.

Due storie opposte ma anche simili. La storia di San Galgano precede solo di qualche decennio gli anni in cui sono state scritte le prime vicende del Santo Graal. Non si sa se sia stato Galgano a ispirare la storia di Artù o viceversa, ma le coincidenze sono tante. Galgano come nome non assomiglia forse a Galvano, cavaliere di Re Artù? Ed i Cavalieri della Tavola Rotonda non erano forse 12, come i 12 apostoli sognati da Galgano, seduti con Gesù intorno a una tavola rotonda? E cosa dire dei cerchi concentrici del tetto della chiesetta, il cui centro rimane perfettamente allo zenit della spada e che richiamano una simbologia celtica?

Finora, nessuno è ancora riuscito a risolvere l'enigma. Le ricerche continuano, così come gli studi sulla spada, la quale è custodita, protetta da un vetro, nella chiesetta di Montesiepi, sulla collina vicino all'Abbazia a cielo aperto di San Galgano.

Verklarende woordenlijst


spadazwaard
l'enigmaraadsel
conficcata (conficcare)slaan (in) / steken (in)
emerge (emergere)uitsteken/ naar boven komen
eremitakluizenaar
celticaKeltisch
medievalemiddeleeuws
divellereuittrekken
invincibileonoverwinnelijk
narra (narrare)vertellen
prepotentetiraniek
dissennataonbezonnen
ritirarsizich terugtrekken
conficca (conficcare)steken
rinuncia (rinunciare)afstand doen
l'elsagevest
proclamato (proclamare)verklaren
precede (precedere)voorafgaan
vicendagebeurtenis
coincidenzaovereenkomst
assomiglia (assomigliare) alijken op
cerchiocirkel
zenittoppunt
richiamano (richiamare)doen denken/herinneren
custodita (custodire)bewaren
protetta (proteggere)beschermen

zondag 21 augustus 2011

Letture facili: Su e giú per l' Italia:

9. LE MARCHE (livello A2.2/B1.1)

Sempre caro mi fu quest’ermo colle” (da: “ L’Infinito” di Giacomo Leopardi)

Cultura e Shopping nelle Marche Le Marche, una regione scoperta negli ultimi anni anche dai turisti stranieri, originalmente è una regione agricola con tradizioni, costumi e credenze legati alla campagna. Ma questa regione offre anche paesaggi incantevoli e numerosi monumenti, oltre ad essere una regione piena di attività manifatturiere e artigianali conosciute in tutto il mondo. Siccome, molto spesso, è possibile acquistare i vari prodotti, a prezzi scontati, direttamente presso gli spacci delle fabbriche, vi invito ad un giro turistico panoramico e culturale, alternato a tanto shopping conveniente.

Partiamo da Ancona, capoluogo delle Marche. Città portuaria ieri come oggi (da qui partono le navi per la Grecia), Ancona ha sempre avuto un importante ruolo nel commercio con l’Oriente. Girando per il centro storico e il porto si assapora ancora l’atmosfera di altri tempi, quando arrivavano le navi piene di merci esotiche. Durante il vostro giro, non dimenticate di entrare nella chiesa di San Domenico per ammirare la grandiosa Crocefissione del Tiziano e nella Pinacoteca Civica di Palazzo Bosdari, che possiede alcune opere veramente interessanti sia di Tiziano che di Lotto.

Dopo la parte culturale pensiamo allo shopping e andiamo verso la zona industriale, dove si trovano le fabbriche di BYBLOS e di GENNY MODA. Negli spacci di queste due aziende potete comprare direttamente i capi d’abbigliamento e i foulard griffati, con notevoli sconti.
Per i golosi non può mancare una visita allo spaccio di GIAMPAOLI DOLCIARIA, dove troverete tanta cioccolata e dell’ottimo torrone.

Da Ancona andiamo a Recanati. Pochi luoghi sono stati cantati in poesie bellissime, come questa città, che si trova sulla cima di un colle. In questa città natale del poeta dell’Ottocento italiano Giacomo Leopardi è possibile visitare la casa, dove il poeta ha trascorso la sua infanzia e dove sono conservati i suoi manoscritti: Il Palazzo Leopardi.
L’ atmosfera di Recanati è ancora la stessa di quando Leopardi vi scriveva le sue poesie e troviamo in gran parte della poesia leopardiana i luoghi e il clima di Recanati: la Piazzetta del “Sabato del Villaggio”, il Balcone di “Silvia” e il Colle dell’“Infinito”.
Ma a Recanati si trova anche l’azienda GUZZINI, conosciuta per gli allegri oggetti casalinghi, che si possono acquistare a prezzi scontatissimi nello spaccio dell’azienda. Da Recanati prendiamo la strada per Macerata, con una tappa a Loreto, luogo famoso di pellegrinaggio, dove potrete visitare “La Casa Santa”, cioè la casa della Sacra Famiglia.
Macerata è conosciuta soprattutto per il famoso Sferisterio, un’importante costruzione neoclassica, costruita per la pratica di uno sport, molto popolare nel XIX secolo, la Palla a bracciale. Oggi lo Sferisterio viene usato per rappresentazioni di opere liriche e se ne avete la possibilità vi consiglio di assistere ad uno di questi spettacoli lirici, perché l’acustica di questo edificio a forma semiellittica con il suo spettacolare loggiato di palchi sovrapposti, è davvero unica.

Nei pressi di Macerata c’è il paese Matelica. In questo paese si trova uno dei maggiori centri produttivi dei capi d‘abbigliamento firmati ARMANI. Naturalmente anche qui è possibile acquistare a prezzi scontati gli eleganti abiti di Armani direttamente nello spaccio dell’azienda, che si chiama: “Creazioni di Matelica”.
Sempre a Matelica troviamo inoltre uno spaccio interessante per taglie grandi (Gruppo GFT-Revedi), dove è possibile acquistare abiti di seconda scelta a prezzi ridottissimi, delle marche DIOR, MONTANA e CHIARA BONI.

Non molto lontano da Matelica, a Tolentino, NAZZARENO GABRIELLI produce le sue bellissime borse, valigie e scarpe in pelle ed in cuoio. Nello spaccio dell’azienda troverete una vasta scelta di offerte interessanti. A Tolentino c’è inoltre uno spaccio della ditta POLTRONA FRAU, dove è possibile comprare a prezzi quasi dimezzati, le famose poltrone e i divani di pelle, utilizzati sui set pubblicitari.
E se ne avete abbastanza dello shopping, potrete visitare il Santuario di San Nicola, al quale si attribuiscono fenomeni soprannaturali, e che è sempre affollato da molti pellegrini.

E poi... andiamo a Civitanova Marche e a Sant’Elpidio a Mare, veri paradisi della produzione d’abbigliamento e di scarpe. Qui i patiti della calzatura impazziranno. A Civitanova troviamo lo spaccio dell’azienda CALZATURIFICIO STRATEGIA, che produce scarpe davvero molto eleganti. Sempre a Civitanova c’è lo spaccio della ditta BRUMMEL, conosciuta per i suoi jeans e l’abbigliamento casual.
Nel comune di Sant’Elpidio a Mare si trovano invece gli stabilimenti DELLA VALLE, il nome italiano diventato leader mondiale nel settore calzaturiero. Nello spaccio dell’azienda potrete comprare un paio di scarpe HOGANS o TOD’S a prezzi molto inferiori di quelli normalmente praticati nei negozi. Naturalmente ci sono anche le famose borse Tods, tanto amate dalla principessa Maxima.

Bellissimo anche lo spaccio del calzaturificio NANDO MUZI, che produce scarpe eleganti abbinate a delle borse, altrettanto eleganti. Inoltre lo spaccio di KAST vi offre scarpe sportive (NIKE, ADIDAS, REEBOK, SUPERGA ecc.) a prezzi interessanti, mentre da MIANDRO CALZATURE vi potranno fare le scarpe su misura.

A questo punto, stanchi da tutto questo shopping, proseguiamo il nostro giro per la splendida cittadina di Fermo per un tuffo nel passato. Costruita a ridosso del Girifalco, una collina sul Mare Adriatico e vicino ai Monti Sibillini, Fermo ha un centro storico ricco di palazzi quattrocenteschi, chiese ed edifici rinascimentali e girando per Fermo potrete rivivere l’antica atmosfera dei tempi passati. Non dimenticate di entrare un momento nel magnifico Duomo e nel Palazzo dei Priori.

Concedetevi, infine, una bella serata di relax in una delle tante località di mare delle Marche, magari dopo aver gustato un bel piatto di pesce fresco oppure il famoso brodetto sambenedettese a base di pesce adriatico.

Verklarende woordenlijst:

ermo(eremo)afgelegen oord/ eenzame plek
scoperta(scoprire)ontdekken
costumegewoonte
legato verbonden
incantevolebetoverend
manifatturiere (manifatturiero)met de hand gemaakt
scontatomet “sconto” = korting
spacci (spaccio)fabriekswinkel
alternato (alternare)afgewisseld
città portuariahavenstad
assapora (assaporare)genieten van/proeven
di altri tempiuit vervlogen tijden
merci (merce)goederen
le opere (opera)het werk/het oeuvre
foulard(zijden) sjaal
griffati (griffato)met een label/met een merk (merkkleding)
golosi (goloso)iemand die van lekker eten/en of zoetigheden houdt
torroneItaliaanse noga
cimatop
città natalegeboortestad
trascorso (trascorre)doorbrengen
allegri (allegro)vrolijk
oggetti casalinghihuishoudelijke artikelen
palla a braccialeoud bal spel, waarbij de spelers een soort houten armband met spijkers om hun arm droegen.
rappresentazioni(rappresentazione)voorstelling
forma semiellitticaellipsvormig
loggiatogalerij
palchi sovrappostiboven elkaar gelegen loges
taglie (taglia)maten
seconda sceltatweede keus
cuoioleer
dimezzati (dimezzato)gehalveerd
set pubblicitariset van reclame films
attribuiscono (attribuire)toeschrijven
soprannaturali (soprannaturale)bovennatuurlijk
patiti (patito)fanaat, maniak
impazziranno (impazzire)gek worden
l’abbigliamento casualvrijetijdskleding
settore calzaturieroschoenensector
abbinate (abbinato)op elkaar afgestemd
su misuraop maat
tuffoduik
a ridossotegenaan
rivivereherbeleven
concedetevi (concedere)gunnen
località di marebadplaats(en)
gustato (gustare)proeven/genieten
brodetto sambenedettesevissoep uit San Benedetto del Tronto

zaterdag 13 augustus 2011

Letture facili: Su e giú per l' Italia:

8 VENETO (livello A2.2/B1.1)

L’Italia è il paese più bello del mondo
Venezia è la città più bella d’Italia
Piazza S. Marco è la piazza più bella di Venezia
Il Florian è il caffè più bello della piazza
Cosi io bevo il mio caffè nel posto più bello del mondo!
"
(Karl Hernold, scrittore austriaco)

Caffè Florian e Casanova
Tutti conoscono il famoso caffè Florian in Piazza San Marco a Venezia, ma pochi sanno che è anche il più antico caffè d’Italia. Il 29 dicembre 1720 apre per la prima volta le sue porte con il nome di “Venezia Trionfante”, ma rapidamente tutti lo chiamano “Florian” dal nome del proprietario “Francesco Floriano”.

Fin dal primo giorno i nobiluomini veneziani prendono il loro caffè da Florian, insieme con ambasciatori, mercanti, cacciatori di fortuna, artisti, uomini di lettere, ma il caffè è anche visitato da semplici cittadini. È il primo locale, inoltre, che permette l’ingresso alle donne.

Al Florian si parla di politica, d’arte, si fanno pettegolezzi locali e si chiacchiera frivolamente sull’ultima moda.

Ancora oggi si possono ammirare le sale lussuosamente arredate con velluti rossi ed eleganti tavolini dorati e durante la bella stagione, un’orchestra permanente rende le estati veneziane ancora più piacevoli.

Bere un caffè da Florian è un’esperienza indimenticabile (anche perché un caffè costa come minimo 8 / 10 Eur), ma è senz’altro possibile trovarsi seduti al fianco di stelle del cinema o del teatro, nonché di luminari del mondo dell’arte, della cultura, della politica, perché ieri come oggi il locale riceve molti ospiti illustri, come Carlo Goldoni, Lord Byron, Marcel Proust, Eleonara Duse, Stravinsky, e naturalmente Casanova.

Giacomo Girolamo Casanova nasce a Venezia il 2 aprile 1725 in calle della Commedia da due attori veneziani: Gaetano Casanova e Giovanna, detta Zanetta, Farussi (o Farusso) in arte “La Buranella”.
La sua curiosità intellettuale unita ad una solida cultura e ad un’esuberante forza comunicativa, oltre al gusto innato per l’avventura, lo portano in giro per tutti gli stati e le città d’Italia e d’Europa a contatto con sovrani, aristocratici, borghesi, contadini e ogni tipo di malfattore.

Contemporaneamente scrive commedie e tragedie, compone opere di narrativa, di politica, filosofia, teologia in italiano e maggiormente in francese, si trasforma anche in giornalista, impressario teatrale, agente segreto, giocatore d’azzardo, e naturalmente gran seduttore di donne d’ogni età e condizione sociale.
C‘è chi si è preso la briga di contare le sue conquiste e ne ha contate 116.

Nel 1750 s’iscrive alla massoneria e nel 1755 è imprigionato dall’Inquisizione nei Piombi, il carcere veneziano, con l’accusa di appartenere a questa setta. Dopo quindici mesi di segregazione, fugge dai Piombi in modo rocambolesco e si rifugia a Parigi.
Casanova è, quindi, anche celebre per essere stato l’unica persona a fuggire dalle prigioni veneziane.

Infine, nel 1798, comincia a scrivere nel Castello di Dux, dove svolge funzioni di bibliotecario del Conte di Waldenstein, le sue memorie a cui dà il titolo "l’Histoire de ma vie", autobiografia che oltre a raccontare le gesta avventurose di Casanova è uno specchio fedele della società europea del Settecento.

Muore al Castello di Dux (Boemia) il 4 giugno 1798.

Si conclude una vita ma inizia una leggenda.

Verklarende woordenlijst:

Nobiluominiedellieden
cacciatori di fortunagelukszoekers
pettegolezziroddels
localiplaatselijke
chiacchierachiacchierare = kletsen
arredategemeubileerd/ingericht
vellutivelours
dorativerguld
permanentevast
indimenticabileonvergetelijk
stellesterren
luminariverlichte persoon
la Buranellavrouw uit Burano (eiland bij Venezia)
innatoaangeboren
esuberanteuitbundig
sovrani vorsten
malfattoreschurk
contemporaneamentetegelijkertijd
opere di narrativaverhalend proza
trasformatrasformare = veranderen
giocatore d’azzardogokker
seduttoreverleider
conquisteveroveringen
preso la brigaprendersi la briga/ zich de moeite nemen
massoneriavrijmetselarij
imprigionatoimprigionare = gevangennemen
settasect
segregazionecelstraf/eenzame opsluiting
rocambolescogedurfd/gewaagd
si rifugiarifugiarsi = toevlucht zoeken
svolgesvolgere = verrichten
gestadaden

donderdag 11 augustus 2011

Letture facili: Su e giú per l' Italia:

7. EMILIA ROMAGNA (livello A2.2/B1.1)

Due film, due storie, due città:
Amarcord” di Federico Fellini (1973): Rimini
Il giardino dei Finzi Contini” di Vittorio De Sica (1970): Ferrara

Il filmAmarcord
“.... il Grand Hotel, era la favola della ricchezza, del lusso, dello sfarzo orientale. Le sere d’estate, il Grand Hotel diventava Istambul, Bagdad, Hollywood. Si intravedevano nude schiene di donne, allacciate da braccia maschili in smoking bianco…..” (Federico Fellini – La mia Rimini)

La parola “Amarcordderiva dalla fusione ortografica di un’espressione romagnola “me a m’arcord” che significa “mi ricordo” ed, infatti, il film è basato sui ricordi autobiografici dell’infanzia e dell’adolescenza di Federico Fellini.
Anche se, nel film, la città natale del regista si trasforma in una cittadina immaginaria di provincia sul mare, Federico Fellini ha inserito riferimenti storici veri: Il passaggio per Rimini della famosa corsa automobilistica delle Mille Miglia e quello del Transatlantico Rex, per esempio. Il Grand Hotel di Rimini ha un ruolo importante nel film, luogo misterioso ed irraggiungibile per il ragazzo Titta, che rappresenta il Fellini giovane.

La città di Rimini.
Rimini, come tutta la costa adriatica romagnola, è sempre stata molto amata dalle famiglie italiane, che avevano l’abitudine di passare almeno un mese all’anno in una delle numerose piccole pensioni o, se potevano permetterselo, in uno dei grandi alberghi. Di solito le pensioni e gli alberghi offrivano il trattamento a pensione completa, il ché significava anche per le mamme una vacanza vera. Tra gli anni settanta ed ottanta la costa romagnola ha conosciuto un calo del turismo, un po’ per il mare inquinato (le alghe) e un po’ per un cambiamento di costume degli italiani stessi, soprattutto dei giovani, i quali hanno cominciato a viaggiare e non passavano più tutto un mese al mare. Ma verso la fine degli anni ottanta, Rimini è ritornata ad essere molto popolare, grazie alle numerose e gigantesche discoteche, frequentate dai giovani di tutta l’Italia anche durante i week-end.
Inoltre il mare di Rimini è di nuovo pulitissimo; infatti, alla capitale delle vacanze viene riconosciuta ogni anno la bandiera blu delle spiagge pulite.

Ed il Grand Hotel? C’è ancora ed è sempre “una favola della ricchezza e del lusso

Il film “Il giardino dei Finzi Contini
“….quasi presaga della prossima fine, sua e di tutti suoi, Micol ripeteva di continuo a Malnate che a lei del suo futuro democratico e sociale non gliene importava un fico”… ( Giorgio Bassani – il Giardino dei Finzi Contini)

Il film “Il Giardino dei Finzi Contini” è tratto dal romanzo omonimo di Giorgio Bassani e si svolge interamente a Ferrara dal 1938 al 1943. Parla di Giorgio, un giovane universitario ebreo al quale le leggi antisemite, emanate dal regime fascista, chiudono le porte della biblioteca comunale e del circolo di tennis. La famiglia dei Finzi Contini, cioè, la più ricca famiglia della comunità ebraica di Ferrara, gli permette allora di utilizzare la loro biblioteca privata nella grande villa e il campo da tennis nel loro immenso giardino. Qui, frequenta Micol Finzi Contini, di cui e innamorato fin dai tempi del liceo, suo fratello Alberto, ed il chimico milanese Giampaolo Malnate. Scoppia la guerra e per la comunità ebraica di Ferrara giunge il tempo della deportazione. Il bilancio sarà tragico: Micol e la sua famiglia scompariranno nei lager nazisti e Malnate morirà sul fronte russo.

La città di Ferrara
Ferrara sorge a brevissima distanza del Po. La città rinascimentale, costruita secondo il progetto urbanistico di un solo architetto, Biagio Rossetti, viene considerata come la prima città moderna d’ Europa, ma un non minore interesse desta il vecchio centro medievale, perfettamente conservato.
Infatti, nel Medioevo la famiglia degli Estensi ne ha fatto la capitale della Signoria ed a quel periodo risalgono i migliori monumenti della città: Il Duomo, il Castello Estense, il Palazzo dei Diamanti ed il Palazzo di Schifanoia.
A Ferrara ha vissuto anche Lucrezia Borgia, conosciuta in tutto il mondo per la sua fama di donna dai torbidi amori e di avvelenatrice di amanti. Era la figlia del cardinale Rodrigo Borgia (Papa Alessandro VI) e la moglie di Alfonso d’Este, e la sua tomba si trova nella Casa Romei a Ferrara, che all’epoca era la foresteria del convento del Corpus Domini.
Dal 1100 circa e per otto secoli la storia e la vita di Ferrara sono intrecciate con quelle della sua comunità ebraica. Ma è grazie all’invito ufficiale del duca Ercole 1º d’Este (1492), che la comunità si sviluppa fortemente, prima dalla Spagna gli ebrei sefarditi, poi i portoghesi ed i tedeschi. Nonostante le forti modifiche della città, la struttura del quartiere ebraico (il ghetto) è oggi pressoché intatta. La Via Mazzini era il fulcro commerciale della comunità, con botteghe, negozi e gastronomie. Oggi, percorrendola, vi si trovano, oltre ai negozi eleganti, numerosi segni dell’esistenza del ghetto, con, al nr. 95 la sede delle 3 Sinagoghe ed il Museo Ebraico.
A Ferrara ci sono anche 2 cimiteri ebraici, il cimitero Levantino ed il cimitero di Via delle Vigne, chiamato “l’orto degli ebrei”, dove si trova appunto la tomba dello scrittore Giorgio Bassani.

Ed “il giardino dei Finzi Contini?” Esiste davvero? Visitate Ferrara e lo scoprirete!

Verklarende woordenlijst:

favolasprookje
sfarzo weelde
intravedereeen glimp opvangen
allaciatovastgehouden
derivareontstaan/afleiden
fusione ortograficasamensmelting van spelling
romagnoloafkomstig uit de provincie Emilia Romagna
adolescenzapuberteit
città natalegeboortestad
immaginariofictief
inserireopnemen/instoppen
irraggiungibileonbereikbaar
permetterselohet zich veroorloven
calovermindering/daling
inquinatovervuild
le alghealgen/wier
costumegewoonte
pulitissimopulito=schoon/issimo=heel schoon
riconoscereonderscheiding krijgen/toekennen
presagireaan voelen komen/ aanvoelen
non importare un ficogeen donder kunnen schelen
ebreoJood
omonimogelijknamig
leggi antisemiteanti-semitische wetten
emanareafkondigen/uitvaardigen
chimicoscheikundige
scomparireomkomen/verdwijnen
sorgereliggen/bevinden
destarewekken
risaliredateren
torbidotroebel/duister
avvelenatricegifmengster
all’epocadestijds/toendertijds
foresteriagastenverblijf
intrecciatoverwoven
ebraicaJoods
pressochébijna/ zo goed als
fulcrospil/kern
percorrerelopen door
cimiterobegraafplaats
orto(moes)tuin
scoprireontdekken

zondag 7 augustus 2011

Letture facili: Su e giú per l' Italia:

6. LIGURIA (livello A2.2/B1.1)

Genova ed i suoi cantautori.
“Ma se ghe pensu alüa mi veddu u ma”
(ma se ci penso allora vedo il mare)

(La canzone dei genovesi che è considerata l’inno della città
)

Genova, capoluogo della Liguria, città industriale, importante per i suoi cantieri navali, e soprattutto per il suo porto.
Una città con un centro storico con bellissimi palazzi e splendidi monumenti e nei pressi del porto, un interessante quartiere, un vero labirinto di stradine, oggi molto ben restaurate, con tanti piccoli negozietti, ristoranti e bar. Il vecchio porto è stato recentemente restaurato dall’architetto Renzo Piano.

A Genova, da sempre anche terra di artisti, nasce nel secondo dopoguerra la scuola dei cantautori genovesi: Umberto Bindi, Luigi Tenco, Gino Paoli, Bruno Lauzi, Fabrizio De André, Ivano Fossati ed infine Angelo Branduardi.

Umberto Bindi (1932-2002)
Umberto Bindi nasce a Genova il 12 Maggio 1932 e a 12 anni inizia lo studio del pianoforte.
Negli anni ’60 e ’70 conosce Luigi Tenco, Bruno Lauzi e Gino Paoli. Fin dagli anni ’50 comincia a scrivere e a comporre canzoni e si esibisce nei salotti genovesi. Scrive anche musiche per commedie televisive e nel 1958 arriva il vero successo con la canzone “Arrivederci”. Famosissima è la canzone scritta da Umberto Bindi su testo di Gino Paoli “Il mio mondo” cantata poi in inglese da Cilla Black “You’re my world” e da Richard Anthony.

Luigi Tenco (1938 – 1967)
Anche se non nasce a Genova, ma a Cassine (provincia di Alessandria), Luigi Tenco cresce artisticamente a Genova. Nel corso della sua carriera usa due pseudonimi, quello di Gordon Cliff nel 1960, per la canzone “Tell me that you love me”, versione inglese della canzone italiana “Parlami d’amore Mariú “e di Dick Ventuno per le canzoni ‘Notturno senza luna”e “Qualcuno mi ama” (1961).
Forma parecchi gruppi musicali insieme ai suoi amici Gino Paoli, Bruno Lauzi, Fabrizio De André)
Dal 1959 al 1963 incide diverse canzoni, tra cui ricordiamo “Mi sono innamorato di te” – “Ho capito che ti amo, ”Ah...l’amore, l’amore." La notte tra il 26 ed il 27 gennaio Luigi Tenco si suicide in una camera d’albergo, dopo aver sentito che la giuria del Festival della Canzone di San Remo aveva bocciato la sua canzone “Ciao amore ciao”.
Ed è proprio grazie a questa tragedia, che l’ultima canzone di Luigi Tenco ha avuto poi tanto successo.

Gino Paoli (1934)
Tutti lo credono genovese di nascita, ma Gino Paolo è nato nel 1934 a Monfalcone (Gorizia). Da bambino si trasferisce a Genova, dove il padre lavora come ingegnere navale.
Dopo svariati lavori, Gino Paoli debutta come cantante da balera e forma poi una band con gli amici Luigi Tenco e Bruno Lauzi.
Il successo arriva nel 1960 con la canzone “La gatta”, canzone autobiografico, in cui il cantante descrive la soffitta dove lui e la moglie e alcuni animali vivono da bohemien, cercando di sopravvivere alla meglio.
È con Gino Paoli che nasce a Genova la canzone d’autore e la canzone smette di essere puro intrattenimento e diventa espressione di sentimenti e di fatti della vita reale.
Molte sue canzoni sono state cantate da altri cantanti (Ornella Vanoni, Mina) e diverse canzoni sono state tradotte in altre lingue: “Senza fine”-“Sapore di sale”-“Vivere ancora”.

Bruno Lauzi (1937)
Nemmeno Bruno Lauzi nasce a Genova ma all’Asmara nel 1937. Cresce, però, a Genova ed è ritenuto con Umberto Bindi, Gino Paoli e Luigi Tenco uno dei fondatori della “Scuola genovese”.
Tenco e Lauzi si conoscono al ginnasio e cominciano a scrivere canzoni insieme. Lauzi si trasferisce a Varese e si diploma a Milano alla Scuola Interpreti. Negli anni “60 scrive la canzone “Ritornerai”ed in seguito molte sue canzoni conosceranno un grande successo, tra le quali: “E penso a te” (cantato anche da Lucio Battisti) - “Amore caro, amore bello”. Molto bella è la sua canzone “Genova per noi”.

Paolo Conte (1937)
Paolo Conte nasce a Asti, ma fa parte anche lui del gruppo genovese. Conte è avvocato, ma già dalla metà degli anni ’60 scrive una serie di canzoni di successo per altri cantanti, tra le quali forse la più famosa è “Azzurro” cantata da Adriano Celentano.Negli anni 80 comincia a suonare ed a cantare in Francia con notevole successo e da allora canta in tutta l’Europa. Fabrizio De André (1940-1999)
Fabrizio De André è un vero genovese. Suona la chitarra dal 1954 e ispirato dalle canzoni di George Brassens inizia a scrivere delle canzoni. La prima canzone di successo da lui scritta è “La canzone di Marinella” cantata da Mina. De André canta accompagnandosi con la chitarra acustica e con i suoi testi si batte contro l’ipocrisia della borghesia. Famose sono le sue canzoni che hanno come protagoniste le prostitute come per esempio “Bocca di rosa” e ”Via del Campo” (una strada di Genova) o quelle che parlano della guerra come la bellissima canzone “La guerra di Piero”.
Nel 1989 scrive in collaborazione con Ivano Fossati “Questi posti davanti al mare”.
Il comune di Genova ha recentemente deciso di far diventare la Via del Campo a Genova “ la via dei cantautori genovesi”. A Genova esiste anche un museo dedicato a Fabrizio De André.

Ivano Fossati (1951)
Anche Ivano Fossati è un vero genovese di nascita. Fin da bambino suona il pianoforte, la sua grande passione, ma suona molto bene vari altri strumenti. Musicista completo, che suona con vari gruppi , tra cui il gruppo “I Delirium”con il quale conquista il suo primo grande successo con la canzone “Jesahel” nel 1972.
Fossati compone anche musiche per il teatro e suona il jazz. Molto importante nella sua carriera sono state le collaborazioni con Fabrizio De André e con Francesco de Gregori.(altro cantautore italiano).
Ivano Fossati ha inoltre composto moltissime canzoni per diversi cantanti italiani.

Angelo Branduardi (1950)
Pochi mesi dalla nascita di Angelo Branduardi a Cuggiono in Lombardia, la sua famiglia si trasferisce a Genova in Vicolo della Maddalena. Frequenta la scuola Montessori e ancora prima di imparare a leggere e a scrivere, Angelo comincia lo studio del violino con il maestro Augusto Silvestri. Contemporaneamente alla scuola elementare e alle medie, Angelo frequenta il Conservatorio genovese.
Impara anche a suonare la chitarra ed insieme al suo amico Maurizio Fabrizio inizia a comporre le prime canzoni, usando nei testi le poesie dei suoi autori preferiti. Il successo arriva nel 1976 con la canzone “Alla fiera dell’Est”, ispirata ad un’antica fiaba ebraica.
Collabora spesso con la moglie Luisa, che scrive quasi tutti i suoi testi. Hanno due figlie, Sarah e Maddalena, quest’ultima chiamata come il vicolo genovese omonimo, dove Angelo aveva vissuto per tanti anni.

Verklarende woordenlijst:

cantautori (cantautore)samentrekking van cantante+autore/ zanger die zijn eigen teksten schrijft
l’innovolkslied
capoluogohoofdstad
cantieri navalischeepswerven
nei pressi diin de omgeving van
negoziettiwinkeltjes
nasce (nascere)geboren worden/ontstaan
inizia (iniziare)beginnen
comporrecomponeren
si esibisce (esibirsi)optreden
cresce (crescere)(op)groeien
Nel corso diin de loop van
incide (incidere)opnemen (van een grammofoonplaat/CD)
si suicide (suicidarsi)zelfmoord plegen
bocciato (bocciare)afwijzen
si trasferisce (trasferirsi)verhuizen
svariatiuiteenlopende
baleradanstent
la soffittazolder(kamer)
sopravvivereoverleven
intrattenimentoamusement/vermaak
fattigebeurtenissen/feiten
ritenuto (ritenere)beschouwen
fondatorioprichters
tra le qualiwaaronder
ispiratogeinspireerd
si batte (battersi)opkomen voor/vechten tegen
protagonistehoofdpersonen/personages
conquista (conquistare)verwerven/veroveren
contemporaneamentetegelijkertijd
fiaba ebraicaJoods sprookje
vicolosteegje
omonimogelijknamig

Letture facili: Su e giú per l' Italia:

5. FRIULI-VENEZIA GIULIA (livello A2.2/B1.1)

Scarpèts à porter
(Scarpez, scaffets o furlane)

Punte all’insù, di velluto, di seta, di lino o con ricami raffinati, richiamano l’India o l’ Arabia, ma queste esotiche scarpette sono italiane, italianissime, sono gli scarpets friulani o semplicemente chiamate le "furlane".

Non sono né ciabatte, né scarpe, né pantofole, e neanche espadrillas, ma sono originalmente antiche calzature carniche, cioè della regione Nord-Est dell’Italia, la Carnia.

Questa calzatura unisex può essere portata con il tallone sollevato o abbassato e può essere portato in casa ma anche fuori. Gli scarpets sono cuciti completamente a mano e una volta questo lavoro era fatto in casa dalle donne. Oggi a produrli sono rimasti ormai pochi artigiani in Friuli.

Originalmente la tomaia era in velluto, ma oggi se ne trovano di tutti i tipi di stoffa. L’interno della tomaia deve essere rivestito con uno strato di juta, ma la caratteristica forse più particolare è la suola, che deve essere assolutamente fatta con copertone di bicicletta usato.
Per questo motivo, sono le classiche scarpette portate anche dai gondolieri veneziani, perché la suola di gomma evita loro il rischio di scivolare. I copertoni usati sono ormai difficili da trovare, ma ancora oggi alcuni anziani girano il Friuli alla ricerca di questa materia preziosa.

Gli scarpets rappresentano l’ingegno friulano e la volontà di non sprecare risorse preziose.

Dodici anni fa, Deda Meriggi, titolare di un negozio di scarpe milanese, ha avuto l’intuito del potenziale successo degli scarpets friulani e dopo aver registrato questo prodotto all’ufficio marchi di Roma con il nome di “scarpèts à porter”, li ha esposti nella vetrina del suo negozio. Da allora il loro successo è stato strepitoso e gli scarpets vengono portati durante le sfilate di moda di diversi stilisti tra cui Dolce & Gabbana e Giorgio Armani.
Oggetto di desiderio di molte donne, si vendono oggi a prezzi esorbitanti nei negozi eleganti di Firenze, Venezia , Milano e Roma.

Naturalmente si vendono anche in Friuli, per esempio a Udine si possono trovare sulle bancarelle di Via Zanon o da Quendolo in piazzetta Matteotti.
Girando per l’Italia però, e facendo attenzione, gli scarpets originali in velluto si possono, ancora oggi, scovare in piccoli negozietti anonimi a prezzi normali.

Ma attenzione alle imitazioni del tipo industriale, che spesso vengono prodotte in Cina.

Verklarende woordenlijst:

Insùomhoog
Vellutofluweel/velours
Ricami borduurwerk
Richiamano(richiamare)herinneren aan /doen denken aan
Ciabatteslipper/slof
Carnicheuit de regio Carnia
Tallonehiel
Sollevato (sollevare)oplichten/omhoog houden
Abbassato (abbassare)naar beneden doen/naar beneden houden
Cuciti (cucire)naaien
Artigianiambachtslieden
Tomaiabovenleer/bovenkant
Rivestito(rivestire)bekleden/voeren
Stratolaag
Jutajute
Suolazool
copertone di biciclettabuitenband van een fiets
usatogebruikt
gondolierigondeliers
scivolareuitglijden
anzianioudere mannen
alla ricercaop zoek
preziosawaardevol/kostbaar
l’ingegnovernuft
sprecareverspillen/verkwisten
risorsemiddelen/bronnen/rijkdommen
titolareeigenares/eigenaar
intuitointuitie
potenzialepotentieel/mogelijk
all’ufficio marchikantoor voor merk registratie
esposti (esporre)tentoonstellen
vetrinaetalage
strepitosospectaculair/schitterend
sfilate di modamodeshows
esorbitantibuitensporig
bancarellekraampjes
scovareontdekken/aantreffen

zaterdag 6 augustus 2011

Letture facili: Su e giú per l' Italia:

4. LOMBARDIA (livello A2.2/B1.1)

"O, mia bella Madunina
Che te brillet de lontan
Tütta d'oro e piscinina
Ti te dominet Milan
"


(canzone in dialetto milanese, scritta da G. d' Anzi e che si riferisce alla Madonina d' oro che si trova in cima al Duomo di Milano)
(http://youtu.be/IUTbS0qrkuw)





Il mese di dicembre è un mese molto speciale per Milano e i milanesi, grazie a tre appuntamenti davvero importantissimi:

• Il premio letterario Bagutta
• La festa di S. Ambrogio
• La Prima del Teatro alla Scala.

1. Il premio letterario Bagutta
Il premio letterario Bagutta è il più antico premio letterario d'Italia e si assegna ogni prima domenica di dicembre presso la Trattoria Bagutta in Via Bagutta a Milano.

Chi non conosce la trattoria Bagutta, la trattoria più trattoria e il ristorante più ristorante di Milano? Ha quasi ottant'anni e fin dalla sua apertura nel 1924 dai fratelli Pepori ad oggi è stato frequentato ininterrottamente da scrittori, pittori, editori, medici, fotografi, attrici, indossatrici, giornalisti, politici.

Un po' di storia

Siamo nel 1926 quando lo scrittore Riccardo Bacchelli comincia a portare i suoi amici scrittori, pittori e giornalisti nella piccola trattoria Bagutta dove si mangia bene e si spende poco. All'epoca in cucina c'e mamma Pepori e i fratelli servono a tavola. Ben presto diventa un'abitudine settimanale incontrarsi da Bagutta.
Una sera Orio Vergani, un giornalista, propone agli amici di multare chi arriva in ritardo o chi fa un'assenza all'appuntamento settimanale e di destinare il gruzzolo così raccolto all'autore del libro che a tutti piace di più.
Ed ecco che tra bicchieri pieni e piatti sporchi su un pezzo di carta da droghiere, si scrive il regolamento del primo premio letterario d'Italia.
Da allora si assegna il premio ogni prima domenica di dicembre (con una pausa dal 1937 al 1946)

La trattoria Bagutta, però, non e soltanto famosa per il suo premio letterario, ma anche per le sue liste, cioè i menù decorati con caricature e disegni di persone famose e che oggi tappezzano molte pareti delle storiche salette del locale, oltre ai vari capolavori di diversi pittori famosi ( fra cui De Chirico, Spilimbergo, Francesconi, Minguzzi) che hanno lasciato tutti un ricordo ai fratelli Pepori.

Anche oggi vale la pena andare a mangiare da Bagutta, perché in questa trattoria si mangia bene, ci si trova in un ambiente davvero unico e perché ci si sente a casa propria. Ampio, composto da diverse sale e un grande giardino, si possono servire più di 200 coperti. Il menù contempla una quarantina di piatti casalinghi (salsicce e fagioli toscani, zuppa di cavolo nero, manzo brasato, trippa alla fiorentina), oppure di piatti più ricercati (fonduta e valdostana con tartufi, merluzzo alla vicentina ecc.) E tutto è davvero squisito.

Quindi, se vi trovate a Milano, fate una scappata da Bagutta per mangiare, per ammirare il locale e per rischiare d'incontrare indossatrici, giornalisti, scrittori, cantanti e politici.

Trattoria Bagutta
Via Bagutta 14
20121 Milano (zona centro)

2. La festa di S. Ambrogio C'è un giorno all'anno in cui Milano non punta la sveglia e in cui la capitale degli affari dimentica il business e si lascia sopraffare dalla voglia di stare insieme. È il 7 dicembre, che per tutti i milanesi vuol dire S. Ambrogio, o meglio ancora Sant'Ambrös, il patrono della città di Milano.

In questo giorno, nei dintorni della Basilica di S. Ambrogio, si svolge la tradizionale fiera degli "Oh bei! Oh bei !". Si tratta di una festa molta antica, che prende il nome dal tipico grido dei venditori che "pubblicizzano"la propria merce per invogliare i visitatori ad avvicinarsi.
Nelle strade si trovano molte bancarelle di gastronomia, d'artigianato e d'antiquariato. La bevanda ufficiale della fiera è il "vin brulé"e naturalmente non mancano le caldarroste.

3. La Prima del Teatro alla Scala.

Il 7 dicembre, cioè il giorno della festa di S. Ambrogio è inoltre il giorno dell'inaugurazione ufficiale della stagione del Teatro alla Scala, il teatro dell'Opera di Milano. È una serata speciale con molti invitati importanti.

Verklarende woordenlijst

brillet/brillareglanzen (de Milanese vorm)
dominet/dominare uitsteken boven(de Milanese vorm)
riferisce/riferire betrekking hebben op
il premio letterarioliteraire prijs
assegna/assegnaretoekennen
ininterrottamentezonder onderbrekingen
pittorischilders
editoriuitgevers
indossatricimannequins
all'epocatoendertijd
propone/proporrevoorstellen
multareeen boete geven
destinarebestemmen
gruzzologeldsommetje
raccoltoverzameld
piatti sporchevuile borden
carta da droghiereboodschappenlijstje
listespijskaart
decorativersierd
tappezzano/tappezzarebekleden
paretiwanden
storiche salettehistorische zaaltjes
vale la pena/valere la penade moeite waard zijn
capolavorimeesterwerken
ampioruim
contempla/contemplarevoorzien
squisitovoortreffelijk
piatti casalinghitraditionele gerechten
piatti ricercativerfijnde gerechten
scappatauitstapje
rischiarehet risico lopen
la capitalede hoofdstad
punta la sveglia/puntare la svegliade wekker zetten
sopraffareoverrompelen/ overmannen
patronobeschermheilige
nei dintorniin de omgeving
svolge svolgersiplaatsvinden
gridoschreeuw/roep
fieramarkt
bancarellekraampjes
mercekoopwaar
pubblicizzanoreclame maken
invogliarelokken/stimuleren
vin bruléMilanese variant van glühwein
caldarrostegepofte kastanjes
inaugurazioneopening

woensdag 3 augustus 2011

Letture facili: Su e giú per l' Italia:

3. Trentino-Alto Adige (livello A2.2/B1.1)

LA PIÙ PICCOLA CITTÀ D’ITALIA: GLORENZA e la sua intatta cerchia di mura.

La città più piccola d’Italia si trova in Trentino Alto Adige e più precisamente nella Val Venosta. Originalmente un paese, Glorenza riceve negli anni 1291-1294 dal principe del Tirolo il privilegio di “civitas”, diventando così una città. Una minuscola città, quindi, che, con i suoi 850 abitanti, è la più piccola città del Tirolo, dell’Alto Adige e persino dell’Italia.

Questa cittadina è ancora interamente cinta di mura con tre torrioni semicircolari e camminamenti di ronda. Alla città si accede attraverso tre porte, chiamate di Malles, di Sluderno e di Tubre. Il suo abitato, raccolto entro questo muro di cinta, offre pittoreschi vicoli e scorci. Camminando per i vicoli stretti, si ha l’impressione di rivivere il Medioevo, anche perché, negli ultimi anni, il centro storico è stato perfettamente restaurato. Glorenza deve la sua fortuna alla sua posizione, cioè, situata sulla via del commercio di sale che, dalle saline di Innsbruck, portava in Lombardia. Già nel 1270 Glorenza godeva del monopolio di vendita, di trasporto e di stoccaggio del sale per tutta la Val Venosta. Inoltre aveva il diritto di tenere mercato. Il periodo di maggior splendore è stato nel XIV e nel XV secolo. Nel 1499 la città è stata completamente rasa al suolo durante una sanguinosa battaglia (la battaglia della Calva) e le mura sono state ricostruite solamente nel 1590. Interessanti da visitare sono i cosiddetti “portici “ del XIII secolo, una serie di case patrizie del Cinquecento, il muro di cinta rinascimentale perfettamente conservato con tre bastioni mediani e tre bastioni angolari ed infine la piazza del Mercato con la sua fontana. Questa piazza viene ancora oggi impiegata come palcoscenico per spettacoli e feste.

Verklarende woordenlijst:

persinozelfs
cinta(cingere)omgeven
torrioni semicircolari (grote) halfronde torens
camminamenti di rondaweergang/omloop om de wacht te houden
accede (accedere)betreden
raccoltointiem
vicolisteegjes
scorci(ver)gezichten/stukjes
rivivereherleven
MedioevoMiddeleeuwen
salinezoutmijnen
godeva (godere)genieten
stoccaggioopslag/het opslaan
splendorepracht/luister
rasa al suolo (radere al suolo)met de grond gelijk maken
sanguinosabloedig
battagliagevecht
cosiddettizogenaamde
impiegata (impiegare)gebruiken
palcoscenicotoneel/bühne